17 novembre 2007

Sul terrazzo della fede

Il Dialogo interreligioso
“La Città di Abramo: le religioni e il dialogo”
Piazza della Minerva, 38 – Roma – 15 novembre 2007
di Roberto Maurizio

I grandi cambiamenti economici, sociali e culturali che attraversano tutti i continenti del nostro globo, non possono fare a meno di un sempre più stretto e costruttivo dialogo fra i popoli. Una componente essenziale della comunicazione fra le genti è senza ombra di dubbio il colloquio tra religioni. Questa è la strada maestra che stiamo percorrendo nei nostri blog e nei nostri siti. La promozione del dialogo interreligioso è stato il tema centrale dell’intervista che ci ha concesso il Presidente Giulio Andreotti (vedere Post del 23 ottobre 2007) e il ciclo di conferenze “Interpretare il Mediterraneo che abbiamo seguito con attenzione (Post del 27 ottobre 2007, riassuntivo degli incontri effettuati il 23, 24 e 25 dello stesso mese). Lungo questa direttiva, si indirizza anche il Convegno di cui riportiamo le fasi salienti.

Un muro contro la violenza

Dott. A. G. Vincenzo, Prof. Nasr, Ministro degli Interni Amato e Mons. Cerata

Si è tenuta a Roma, il 15 novembre 2007, presso la Sala Capitolare, Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva, Biblioteca Giovanni Spadolini, il convegno “La Città di Abramo: le religioni e il dialogo”, organizzato dal Dipartimento Dialogo Interreligioso e dal Dipartimento Solidarietà, entrambi facenti parte del Gruppo Misto del Senato della Repubblica. La data dell’incontro ha coinciso con le votazioni in questo ramo del Parlamento della Legge finanziaria, per cui i previsti interventi, conclusivo del Presidente Sen. Giulio Andreotti e introduttivo del Sen. Nello Formisano, Presidente del Gruppo misto, non sono stati tenuti.
Nella sua lettera di scusa per la mancata partecipazione, il Sen. Formisano, Presidente del Dipartimemnto Solidarietà, ha ricordato la necessità di creare un muro in tutte le fedi religiose contro la violenza armata. Inoltre, il Senatore ha annunciato nella sua missiva la creazione, nell’ambito del suo Dipartimento, di iniziative sportive capaci di migliorare l'''integrazione'' nel nostro paese della seconda generazione di immigrati.

Invito declinato


All’affollato Convegno, sono intervenuti, S.E. Mons. Pier Luigi Cerata, Segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Seyyed Hossein Nasr, della George Washington University e il Ministro degli Interni, Giuliano Amato. Ha moderato il dibattito Ahmad Gianpiero Vincenzo, che ha fatto subito notare, la plateale assenza di una rappresentanza ebraica al dibattito, nonostante la presenza in sala di molti esponenti della comunità ebraica romana.

Sul terrazzo della fede


Mons. Cerata si è soffermato sulla necessità del dialogo tra le tre grandi religioni monoteistiche ed ha sottolineato i grandi passi avanti compiuti da tutte e tre le fedi, grazie anche al ruolo svolto in questa direzione da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Sono molte di più le cose che uniscono che quelle che dividono le tre grandi dottrine che si rifanno ad un solo Dio, quello di Abramo. Categoria di riferimento per ragionare sul dialogo tra le tre religioni. Ebrei, musulmani e cristiani guardano ad Abramo per la sua fede e per il suo obbedienza e fedeltà verso Dio. “Nella Genesi – ha detto Mons. Cerata – c’è scritto: in te saranno benedette tutte le famiglie della terra”. Il riconoscimento di Abramo come padre unico, negli anni ‘50 e ‘60, guidò Giorgio La Pira (scomparso il 5 novembre 1977) a tentare la riunificazione e il dialogo tra i figli di Isacco (ebrei e cristiani) e i figli di Ismaele (musulmani) invitandoli a incontrarsi sul terrazzo della fede dell’unico padre. Pax, Shalom e Salam non si raggiungono senza trovare un punto di equilibrio e di unione fra tutte le religioni. Mons. Celata, non ha nascosto ''alcune difficoltà" sul versante del dialogo con i musulmani legate alla diversità di contesti storici nei quali l'Islam è inserito e a un loro limite interno, non esistendo un'autorità religiosa centralizzata sotto il profilo legale e disciplinare. I musulmani, infatti, sono organizzati tramite una fitta rete di Iman ovvero di autorità religiose su base locale. Mons. Celata, comunque, ha assicurato che per la chiesa cattolica la scelta del dialogo interreligioso è una rotta senza ritorno.

«La molteplicità delle religioni è il risultato diretto dell'infinita ricchezza dell'Essere divino»

Seyyed Hossein Nasr

Nasr e Amato

Seyyed Hossein Nasr esordisce “nel nome del Signore” e mette in guardia gli astanti sui facili entusiasmi: dopo 50 anni siamo ancora al punto di partenza. Decisamente pessimista, dunque, a tratti accorato, sui destini del dialogo tra musulmani e cristiani. Nasr, originario dell'Iran, è tra i maggiori esperti internazionali di filosofia islamica e di religioni comparate. ''Immaginate che in un monastero del Marocco nel 1957 per la prima volta la chiesa cattolica iniziò a dialogare con l'Islam''. In quella circostanza essa ha fatto ricorso al francese padre Massignon un anticipatore, tra molte incomprensioni, di un simile approccio

(vedere scheda su Louis Massignon, http://www.robertomaurizionews.blogspot.com/). Comunque anche Hossein Nasr, dopo aver citato la visita di San Francesco che fece al sultano ayyubide, Al-Malik al-Kamil, sia pure a denti stretti, ha riconosciuto che il dialogo interreligioso va portato avanti. Esso è una risorsa da mobilitare per limitare l'influenza e l'espansione dell'arcipelago terrorista, in particolare quello di matrice islamico. Sulla figura del grande studioso islamico presentiamo due schede, una sulla vita e le opere e un’altra sui suoi aforismi, sempre sul sito robertomaurizionews.

Secolarizzazione e spiritualità



Il Ministro degli Interni, Giuliano Amato, ha ribadito la necessità del dialogo tra le religioni, là dove è possibile. Il Mediterraneo è un luogo ideale, ma anche l’India è un subcontinente in pieno fermento, molto di più del Pakistan. Le differenze, come ad esempio sul ruolo della Madonna e sulla trinità, sono da considerarsi marginali rispetto al dibattito più elevato che esiste tra cristiani e musulmani. L’Europa per molti secoli è stata prevalentemente abitata da gente bianche e tendenzialmente cristiana, per questo ha prodotto conseguenze nefaste sugli ebrei. Nell’Ottocento ha occupato territori non per diffondere preventivamente il cristianesimo, ma solo per motivi di espansione commerciale. Naturalmente, i paesi imperialisti erano anche cristiani, per cui era inevitabile una certa diffusione della religione cristiana. Amato, però, ha segnatamente respinta l’accusa che è stata confezionata dall’ambasciatore del Bangladesh all’Onu in occasione del dibattito sulla moratoria della pena di morte e cioè che la proposta sull’abolizione della pena capitale era un gesto di rinnovato colonialismo da parte dell’Europa cristiana. Il ministro ha comunque sottolineato un certo risveglio religioso anche in Europa, il cui relativismo laico non ha mai messo in pericolo l’esistenza della religione, come fece il comunismo sovietico, ma ha appoggiato la secolarizzazione senza Dio, privilegiando il materialismo alla spiritualità. ''Di recente - ha detto Amato - ho esortato alcuni nostri ambienti europei a prestare maggiore attenzione al peso dell'etica nella dimensione privata e pubblica della vita dei musulmani”. Ebbene, “il giorno dopo quelle mie riflessioni” apparivano col titolo 'Meglio il velo che la velina”, “meglio una donna col chador rispetto a una beghina''' (le beghine erano donne cattoliche e cristiane che nell' Ottocento si erano impegnate per diffondere il Vangelo nella società). Amato, però, non è apparso scoraggiato da tali incomprensioni ed ha concluso che ''se un giorno si arrivasse a una conferenza mondiale di tutte le religioni dove venissero pronunciate parole contro il ricorso alla violenza per motivazioni pseudo religiose, sarebbe un bel passo in avanti''.

Le fotografie sono di romassv (robertomauriziostampascuolaevita)

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