20 novembre 2007

Somalia da non dimenticare

Somalia: Camaleonte

In attesa di un cortese riscontro...

di Roberto Maurizio

Sul sito ufficiale della Ministero degli Affari Esteri italiano, Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, oggi 20 novembre 2007, alle ore 0,51 non c’è traccia del dramma della Somalia. Quindi, si può onestamente pensare che quello che scrivono da Mogadiscio le agenzie è falso o, perlomeno, ingigantito. Sul sito dell'ex Dipartimento per la cooperazione allo sviluppo, c’è Dacca, c’è Prestina, c’è il Bangladesh, c’è un “medico tradizionale” avvolto dal fumo, chissà di che cosa, ma non c'è la Somalia. Se c'è il disinteresse delle Istituzioni, non c'è da meravigliarsi che per la Somalia continui l’indifferenza della stampa italiana e della nostra opinione pubblica. L'instabilità politica e militare che produce migliaia di rifigiati non permette a questo paese del Corno d'Africa di vedere la flebile luce nel suo buio futuro, avvolto dal fanatismo che lo farà rimanere sicuramente nella desolata condizione di paese più povero del mondo.
E’ inutile prendersela con il nostro Ministero degli Esteri allo sbando ormai da anni, senza prospettive, senza soldi, senza idee. Nel 1986, durante gli anni bui, l’Italia era tra i primi donatori al mondo. Oggi siamo gli ultimi.
Ultimi donatori eravamo negli anni 70, ultimi siamo adesso. 3.500.000 elettori di Prodi “de sinistra”, ma che fate? 3.500.000 elettori di Prodi cattolici (sempre gli stessi), ma che fate? Non avete mai fatto niente e continuate con la stessa musica: nulla. La destra, si sa, come dite voi, se ne frega di questi problemi che dovrebbero essere il vostro fiore all'occhiello.
E’ ora di rimboccarsi le maniche è iniziare una vera battaglia che può essere combattuta solo attraverso l’informazione libera su Internet.
La Somalia non ha bisogno di soldi, di solidarietà pelosa, di appelli generici. Ha bisogno di voi.
Siamo noi, voi, che possiamo fare veramente qualcosa di reale. Come? Solo attraverso la conoscenza e la diffusione della conoscenza. Mi rivolgo a tutti i "blogghisti liberi". Dedicate un rigo al giorno e non di più ai problemi che riguardano pochi casi.
Eccoli:

1. Myanmar (Aung San Suu Kyi)
2. Somalia (rifugiati e bambini)
3. Darfur (strage di innocenti)
4. Bangladesh (strage della povertà)
5. Palestina (bisogno di pace)
6. Libano (bisogno di pace e sicurezza)
7. Israele (bisogno di sicurezza)
8. Irak (bisogno di stabilità)
9. Pakistan (bisogno di stabilità)
10. Iran (bisogno di intelligenza)
11. Kossovo (bisogno di sviluppo)

Questi i titolari della nostra squadra di calcio. Ci sono, però, in panchina, anche le riserve (Afghanistan, Venezuela, Cuba, etc.). Su queste Undici aree di crisi non bisognerebbe mai abbassare la guardia.


Una curiosità: non mi sono mai spiegato come mai la mano del logo della cooperazione italiana avesse sei dita. A che serve il sesto?

La Somalia è un paese bellissimo, incantevole. E’ un vero peccato che debba essere ridotto in questo modo indecente dalla guerra, dalla fame e dall’indifferenza. Le foto, prese da Google, sono solo un piccolo esempio della bellezza della Somalia, una terra ricca di tutto, ma senza sviluppo.


Riportiamo l’articolo pubblicato dall’Agi sulla drammatica situazione in Somalia.

SOMALIA: A NATALE SI SEPPELLIRANNO I MORTI

(AGI) - Roma, 16 nov. - "Vogliamo far crollare il muro di silenzio che circonda la Somalia. Vogliamo parlare e fare parlare della tragedia umana che si sta consumando nell'indifferenza dei media e della politica di un Paese come l'Italia che per i suoi legami storici dovrebbe, per primo e più di altri, occuparsene". Così 'Italia aiuta', il primo coordinamento italiano per le emergenze umanitarie, ha lanciato la campagna “Somalia: in attesa di un cortese riscontro”'. Composto da sei organizzazioni non governative (Cesvi, Cisp, Coopi, Cosv, Intersos e Movimondo) e dal settimanale Vita, il comitato e' da tempo attivo in Somalia, dove impiega una decina di operatori italiani e alcune centinaia di collaboratori somali. "Sono circa 250.000 gli sfollati che hanno dovuto abbandonare Mogadiscio", hanno riferito da Italia aiuta, "Nell'area di Afgoye, ai 175.000 di due settimane fa, si sono aggiunte in questi giorni altre 80.000 persone, in gran parte si sono sistemate sotto gli alberi senza assistenza e aiuto". Quella somala è "la peggiore crisi umanitaria dell'Africa al momento attuale, più di quella del Darfur", ha dichiarato Ahmedou Ould Abdallah, l'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Somalia. Gli fa eco il rappresentante dell'Italia per la Somalia, il consigliere Stefano Dejak: "Se non facciamo subito qualcosa, a Natale non ci rimarrà che seppellire i morti". Grazie alla collaborazione con la Cooperazione italiana del ministero degli Esteri, che ha inviato in Somalia due aerei cargo con beni di prima necessità, gli operatori umanitari di Italia aiuta stanno intervenendo nell'area di Afgoye, a 20 chilometri da Mogadiscio: stanno distribuendo 6.000 teli di plastica per coprire i ripari temporanei dei profughi, 3.000 taniche per l'acqua potabile, 120 basi per latrine e 6 tende per centri ambulatoriali. In collaborazione con le Organizzazioni delle Nazioni Unite Ocha, Unhcr e Unicef, si sta programmando una presenza continuativa nelle principali aree di sfollamento e un piano di distribuzione di cibo (nelle regioni del Benadir e Medio e Basso Scebeli) per una maggiore tutela e protezione dei profughi. Continua infatti una diffusa instabilità che favorisce le molteplici bande di approfittatori. La situazione di instabilità dura da 17 anni, ma si e' aggravata all'inizio del 2007 con la presenza militare etiopica nella capitale e in alcune regioni adiacenti. Presenza mal sopportata da alcuni e apertamente osteggiata da altri, con conseguenti continui combattimenti che colpiscono indiscriminatamente la popolazione civile, obbligata quindi alla fuga. Italia Aiuta ribadisce: "Occorre dare risposta ai gravi bisogni delle popolazioni sfollate, in particolare dei bambini. Occorre che la comunità internazionale faccia pressione per far cessare le azioni belliche a Mogadiscio. Occorre un impegno dei media perché la grave crisi umanitaria somala sia portata all'attenzione dell'opinione pubblica e della politica in Italia: la comunità internazionale se lo aspetta, la Somalia lo chiede, l'Italia ha il dovere di occuparsene. Rimaniamo in attesa di un cortese riscontro". (AGI)

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